Oltre l'individualismo

13.07.2016

Anche se ultimamente siamo sempre più abituati a parlare di individualismo, mi sembra importante offrire qui una prospettiva diversa sulla natura della persona: è utile collocare l'individuo in un contesto più ampio rispetto alla sua singolarità, in accordo con criteri ecologici. Non è possibile separare chiaramente i processi che si verificano all'interno della testa di persone da quelli che si verificano nell'ambiente esterno. Quasi quarant'anni fa Gregory Bateson* sottolineò l'impossibilità di fare una chiara distinzione tra processi cognitivi interni alla mente e gli strumenti esterni che interagiscono con essa. Bateson è stato il primo a proporre l'idea della mente come un processo interattivo, auto-correttivo, e in continua evoluzione. Mentre la tradizione oggettivista riteneva che l'individuo era un'entità fissa e determinata, con una mente limitata e circoscritta, per Bateson, "la relazione viene per prima, precede". Anziché un mondo popolato da "sè" isolati e ben definiti, egli rivelò l'esistenza di comunità circolari ed entità comunicanti che esistono, e che sono per definizione, in relazione con altri attori. Si riferiva ad una configurazione ecologica alla quale contribuiscono vari elementi, secondo i vincoli reciproci di relazione e di scambio. In questo modo, egli si accorse che la formulazione di ogni pensiero, anche se appartiene alla persona, deriva dall'interazione con un meccanismo mentale generale, estendendo la mente al mondo esterno.

Thomas Villasante**, facendo riferimento a Roger Bartra, usa il termine "rete extracerebrale" per esprimere "le capacità relazionali umane che sono alla base dei nostri modi di agire, anche in modo inconscio". Le persone sono costantemente collegate tra di loro. Quindi i loro pensieri, i loro desideri, le loro azioni sono fortemente influenzati dalle interazioni sociali e dalle relazioni umane che mantengono, dai legami affettivi di cui godono e dall'ambiente sociale che li circonda. Persino la coscienza sorgerebbe dalla capacità del cervello di riconoscere il prolungamento di un processo interno nei circuiti esterni che lo circondano. Inoltre, come dice Villasante "più importante che l'io sono le relazioni", anche se "la pressione sociale induce a parlare e pensare come se "individuo" e "società" fossero non solo due figure diverse, ma addirittura antagoniste".

Grazie agli studi di Giacomo Rizzolatti*** e dei suoi colleghi sui neuroni a specchio, ora abbiamo persino la prova scientifica che conferma la predisposizione biologica delle persone ai rapporti umani, alla comunicazione e alle connessioni sociali. I neuroni a specchio possono spiegare fisiologicamente la capacità umana di relazionarsi con le altre persone, dal momento che l'osservazione di una particolare azione attiva nel nostro cervello gli stessi neuroni che entrerebbero in gioco se fossimo noi a realizzare quella stessa azione. In questo modo si crea un forte legame tra i due attori e, per estensione, tra l'individuo e la società.

* Gregory Bateson, "Verso un'ecologia della mente", Milano, Adelphi, 1976.

** Tomás R. Villasante, "Redes de vida desbordantes", [s.l.], Catarata, 2014.

*** Giacomo Rizzolatti, Laila Craighero, "The Mirror‐Neuron System", Annual Review of Neuroscience, v. 27, n. 1, p. 169-192, 2004.