Recensione. "Il fallo e la maschera"

22.10.2017

La conoscenza rappresenta il motore dello sviluppo innovativo, ed allo stesso tempo i ricercatori sanno che le conoscenze devono continuamente essere aggiornate, contestualizzate, scambiate, confrontate e rielaborate affinché non deperiscano. Non è possibile pensare ad una conoscenza oggettiva, statica ed immutabile, soprattutto dopo l'introduzione del concetto di "conoscenza situata" (situated knowledge) elaborato e sviluppato da Sandra Harding (1986) e Donna Haraway (1991), che segnala come la conoscenza rifletta le prospettive particolari del soggetto conoscente, passando attraverso la fisicità del ricercatore (embodiment) che percepisce la realtà attraverso la propria posizione spazio-temporale nel mondo. E' sempre e solo attraverso la propria corporeità, i propri sensi, e a partire dalla propria posizione nel modo che le persone possono fare esperienza di un oggetto di studio e produrre conoscenza. Le esperienze epistemiche sono sempre soggettive e contestuali, per non dire immanenti e connaturate alla corporeità del ricercatore.

Così anche Freud, che grazie alle sue intuizioni geniali ha aperto la via agli studi psicologici che ancora oggi sono fondamentali per comprendere l'animo* umano, non può essere estrapolato dalla sua epoca storica e dal suo contesto socio-culturale. Invece troppo spesso le sue teorie vengono decontestualizzate e riprese in modo pedissequo e ortodosso a più di un secolo di distanza dalla loro formulazione, nonostante tutti i cambiamenti sociali e soprattutto culturali che differenziano l'epoca vittoriana in cui nasceva la psicanalisi dall'epoca attuale.

Da anni è in corso un vibrante dibattito interno al gruppo di studiosi e clinici della psicoanalisi freudiana, in cui si schierano da una parte i sostenitori della necessità di un'apertura e modernizzazione della disciplina e dall'altra i paladini di un modello di clinica fedele alle origini. Da una parte ci sono figure come quella di Antonino Ferro, presidente del Comitato Esecutivo della Società Psicoanalitica Italiana dal 2013 al 2017, che vorrebbe svecchiare la dottrina freudiana e prendere le distanze da eccessivi dogmatismi, a favore di un'apertura al pluralismo e all'internazionalizzazione, come spiega in questo articolo. Dall'altra parte ci sono coloro che si indignano per tali proposte e che reagiscono richiamando al rigore e alla scrupolosità originarie, come si può leggere qui. Il fatto che tale dibattito sia così acceso e desti tanto scalpore rivela l'esistenza di un intero mondo analitico in subbuglio e l'interminabile e fervente confronto tra posizioni e correnti teoriche, oltre a dimostrare la difficoltà nel riuscire a superare le posizioni classiche e convenzionali, a volte dogmatiche, di alcuni psicanalisti.

A me piace pensare che lo stesso Freud, figlio del suo tempo come chiunque altro, sarebbe in grado oggi di rivedere le sue teorie alla luce dei cambiamenti storici e delle conquiste sociali avvenute nel frattempo, cosa che per altro ha fatto per tutta la sua vita (come lui stesso ammette, ad esempio nella 16° Conferenza, Psicanalisi e Psichiatria, pag. 225), fino ad arrivare a modificare così tanto le sue teorie da risultare molte volte contraddittorio persino con se stesso.

Il libro scritto da Marina de Carneri offre un'analisi moderna della teoria psicanalitica freudiana, junghiana e lacaniana e ci dimostra che la nostra produzione di conoscenza non può essere separata o svincolata dal tempo e dal contesto storico in cui è stata concepita.

L'autrice è una delle poche persone che, alla luce dei cambiamenti derivati soprattutto dalla rivoluzione sessuale e dall'emancipazione femminile, si prende la briga di fare una critica aperta e moderna alle teorie psicoanalitiche. Questo libro apre una breccia in questa direzione, in modo competente e coraggioso.

Resta comunque interessante notare che il libro "Il fallo e la maschera" venga pubblicato all'interno di una collana intitolata con l'intelligente gioco di parole "Relazioni pericolose", come a voler avvisare (o mettere in guardia) il lettore del fatto che chi si permette di mettere in discussione (o semplicemente di voler attualizzare) il sapere di uno dei più importanti mostri sacri, deve essere disposto ad assumersi il rischio di una relazione pericolosa.

*L'etimologia della parola Psyché (ψυχή) risale dal greco e significa fiato, alito, respiro vitale, e per estensione (dal momento che questo è necessario per vivere) significa anche vita, spirito, anima.

Bibliografia

Haraway, Donna J. "A Cyborg Manifesto: Science, Technology, and Socialist-Feminism in the Late Twentieth Century." Simians, Cyborgs and Women: The Reinvention of Nature, Nueva York: Routledge, 1991.

Harding, Sandra G. "The Science Question in Feminism", Cornell University Press, 1986.

Freud, Sigmund "Vol. 16. Conferencias de introducción al psicoanálisis (parte III) (1916-1917)", Amorrortu editores, 1978.